L’ANSIA E I DISTURBI SOMATICI

 

 

L’etimologia della parola ansia, è legata al termine latino “angere” che significa “stringere” e comunica molto bene la sensazione di costrizione, minaccia e tensione vissuta da chi soffre di disturbi legati al suo spettro. Occorre precisare che esistono due tipi di ansia quella normale o funzionale e quella patologica o disfunzionale che differiscono per intensità, modalità di comparsa e durata. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Europa, quasi un terzo della popolazione ha sofferto, almeno una volta nella vita, di un disturbo d’ansia. Le manifestazioni cliniche dell’ansia, danno luogo spesso ad una sintomatologia somatica.

Ansia normale e ansia patologica

L’ansia è uno stato affettivo complesso, chi ne soffre avverte una sensazione di aspettativa legata al sentirsi minacciato da un pericolo imminente, senza che, necessariamente, vi sia un oggetto reale a provocarla. Questa sensazione si accompagna ad un vissuto di impotenza. Non è semplice distinguere l’ansia dalla paura, in genere la differenziazione è legata allo stimolo che ha generato lo stato affettivo.  Un pericolo oggettivo e di origine non conflittuale provoca paura, mentre una minaccia vaga o legata ad un conflitto intrapsichico induce ansia.

L’ansia si considera normale o patologica in base a vari parametri: la situazione in cui compare, l’intensità e la durata. Una caratteristica indispensabile per definire lo stato d’ansia normale è la funzione   adattativa che questo stato affetivo-emozionale deve avere per l’individuo.L’ansia normale, si sviluppa di fronte ad una minaccia o ad uno stress ed ha il compito di attivare l’organismo per porlo nelle condizioni ideali per affrontarli. Nell’ansia patologica, al contrario, l’attivazione è esagerata per quantità e durata ed impedisce al soggetto di trovare le risorse per adattarsi alla situazione di pericolo. Un’altra differenza fra i due tipi di ansia risiede nella loro estinzione: l’ansia patologica tende, nonostante l’allontanarsi dello stimolo, a non ridursi.

Distinguere l’ansia normale da quella patologica non è sempre semplice. Infatti l’idea che ogni individuo ha circa i pericoli del mondo esterno si forma attraverso le esperienze di vita e l’educazione. Inoltre ognuno ha una percezione propria  sulle capacità che possiede per poter far fronte alle situazioni minacciose. Se il soggetto riesce, in una situazione critica, a trovare le risorse necessarie per affrontarla l’emozione che vive, anche se spiacevole, è di tipo normale . Spesso l’ansia patologica compare quando di fronte ad una situazione di minaccia o di pericolo l’individuo non ha, o crede di non avere, gli strumenti necessari per affrontarla. In questo caso l’ansia è disfunzionale  e compaiono sintomi di natura somatica, psichica e comportamentali.

I principali sintomi psichici possono essere così riassunti: la difficoltà di concentrazione, la confusione, l’apprensione, l’irritabilità, l’incapacità a rilassarsi, l’autosvalutazione, il catastrofismo e la vergogna.  Possono comparire anche disturbi comportamentali come l’evitamento di specifiche situazioni, la fuga, l’immobilizzazione e le reazioni eccessive di fronte agli stimoli.

La comparsa di livelli d’ansia elevati impedisce a chi li prova di mettere in atto gli adeguati comportamenti adattativi. Questo si può verificare in varie situazioni di vita.Piuttosto spesso accade quando esiste una minaccia per la salute o per l’integrità della persona. In occasione di interventi medici, in particolare se invasivi, si possono manifestare stati d’ansia che peggiorano le  condizioni generali, aumentano la percezione del dolore https://www.medicinaxtutti.it/2020/03/24/come-le-emozioni-influenzano-la-percezione-del-dolore/ ed interferiscono negativamente con le cure. Si tratta , in questi casi, di un’ansia definita di stato che corrisponde ad un arresto momentaneo del normale assetto emozionale. Chi possiede un’ansia di tratto , cioè un’ansia che può essere considerata come un elemento distintivo piuttosto stabile della personalità, oltre a provare ansia in particolari occasioni,  ha una predisposizione e una maggiore probabilità di sviluppare disturbi d’ansia.

Le basi neurobiologiche dell’ansia

L’ansia è una condizione che comporta manifestazioni psichiche e somatiche, che si realizzano attraverso diversi circuiti neuronali.
Le zone celebrali principalmente coinvolte in questo stato affettivo sono state identificate in alcune strutture sottocorticali e precisamente nel  talamo e nell’amigdala. Quest’ultima è responsabile dell’acquisizione e dell’espressione della paura condizionata, attraverso una via breve, automatica ed involontaria, ed una via lunga, che implica la processazione dello stimolo da parte della corteccia. Il talamo svolge una funzione di collegamento tra i sistemi sensoriali esterocettivi e le aree sensoriali primarie della corteccia celebrale. Queste proiettano l’input sensoriale alle aree adiacenti associative, che a loro volta, inviano proiezioni a varie strutture celebrali: amigdala, corteccia entoriale, corteccia orbitofrontale e giro del cingolo. Le afferenze viscerali  attivano l’amigdala  ed li locus coeruleus attraverso connessioni dirette. La maggior parte delle informazioni relative all’ansia e la paura giungono dapprima nella corteccia sensoriale, dove vengono elaborate, per esse trasferite alle strutture sottocorticali coinvolte nelle risposte affettive, comportamentali e somatiche. L’amigdala è la struttura centrale per la modulazione degli stati d’ansia. Ha numerose connessioni  con  strutture corticali e limbiche coinvolte nella  risposta neuroendocrina allo stress. Queste interazioni neuronali determinano la reazione comportamentale di fronte al pericolo.

     (State of Mind, marzo 2016)

Le vie efferenti del circuito ansia-paura mettono in funzione il  sistema simpatico e parasimpatico, la cui attivazione determina i sintomi somatici correlati all’ansia (aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, sudorazione, piloerezione, dilatazione pupillare, sintomi urinari e gastrointestinali). Questi ultimi associati in modo vario ai sintomi psichici e comportamentali si manifestano nei vari disturbi d’ansia.

I disturbi d’ansia

Questi disturbi possono manifestarsi sia nel caso sussista un’ ansia di tratto sia per un’ansia di stato e sono così classificati:

DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE

MUTISMO SELETTIVO

FOBIA SPECIFICA

DISTURBO D’ANSIA SOCIALE (FOBIA SOCIALE)

DISTURBO DI PANICO

AGORAFOBIA

DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA

DISTURBO D’ANSIA INDOTTA DA SOSTANZE/FARMACI

DISTURBO D’ANSIA DOVUTO AD UN’ALTRA CONDIZIONE MEDICA

DISTURBO D’ANSIA CON ALTRA SPECIFICAZIONE

DISTURBO D’ANSIA SENZA SPECIFICAZIONE

L’incidenza dei disturbi d’ansia, secondo i dati epidemiologici disponibili, risulta piuttosto elevata. Per quanto concerne i fattori di rischio , colpiscono maggiormente i soggetti di sesso femminile,  di giovane età, di  bassa condizione socio-economica, di  basso livello d’ istruzione,  con stato di singole o divorziato. Inoltre compaiono più frequentemente se il supporto sociale è scarso. Gli eventi stressanti nel corso della vita ed i maltrattamenti subiti durante l’infanzia rappresentano, a loro volta, importanti fattori di rischio. Vi sono sempre maggiori evidenze di familiarità,  gli studi indicano meccanismi di trasmissione e di condizionamento genetico. Negli adulti, oltre che una prevalenza più alta rispetto agli altri disturbi psichiatrici (15% circa nel corso della vita), i disturbi d’ansia presentano una elevata comorbidità sia al proprio interno che con altre patologie  ed una tendenza a cronicizzare o recidivare.

La letteratura e la clinica concordano nel ritenere che nell’eziopatogenesi siano implicati fattori neurofisiologici , psicologici oltre che genetici e che le cause dei disturbi d’ansia non siano del tutto note. Questi possono presentarsi fin dall’età giovanile e possono determinare elevati livelli di sofferenza e compromissione della vita scolastica, lavorativa, affettiva e sociale. Una precoce diagnosi e una buona gestione clinica  ne permettono, generalmente, la risoluzione dato che  sono rispondenti alle terapie. Un’attenta valutazione dei sintomi, delle percezioni  catastrofiche e delle strategie di evitamento adottate dal particolare soggetto, è fondamentale per una completa pianificazione teapeutica. La misura dei sintomi tramite diari del panico, diari delle preoccupazioni o l’impiego di scale standardizzate di autoregistrazione (per es., Overall Anxiety Severity; Campbell-Sills et al. 2009) aiuta, sia il paziente sia il personale sanitario, a seguire il decorso e la gravità dei sintomi ansiosi ed è di indiscutibile aiuto per il trattamento.

La terapia , secondo le principali linee guida, prevede l’associazione di farmaci e psicoterapia. Gli stati d’ansia con un livello d’ansia d’intensità lieve e moderata possono essere trattati con la medicina complementare alternativa (CAM).  Questa, inoltre, si può utilizzare in associazione al trattamento farmacologico e psicoterapico in caso di ansia severa o di disturbi d’ansia legati ad un’ansia di stato. La medicina complementare include alcune strategie che non sono usate comunemente dalla medicina occidentale.  La validità di alcune di queste tecniche, per specifiche indicazioni, è  stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra i vari tipi di (CAM) usati per il trattamento dell’ansia, quelli ritenuti più efficaci e maggiormente utilizzati sono: l’agopuntura, l’omopatia e la fitoterapia. Nel trattamento degli stati d’ansia solo un valido complemento terapeutico  anche le tecniche di rilassamento.

Conclusioni

Secondo i dati ISTAT i disturbi nevrotici si aggirano intorno  4,3% della popolazione totale e raggiungono il 9,8% negli ultrasessantacinquenni. Nello spettro nevrotico i  disturbi più rappresentati sono quelli  d’ansia e  la depressione, che spesso si associano e si presentano in comorbidità. I disturbi d’ansia determinano ricadute economiche notevoli in termini di: giornate di lavoro perse, rendimento lavorativo, spesa sanitaria (costo a carico del servizio sanitario nazionale per visite specialistiche e terapie farmacologiche). In Italia il costo medio di un paziente non psicotico che abbia almeno un contatto con i servizi di salute mentale è di circa 1700 euro annui. Il 76% del costo dei disturbi d’ansia è rappresentato dai costi indiretti. Solo il 40% dei pazienti riceve una diagnosi adeguata, di questi viene curato in modo congruo meno del 20%. Riguardo la prevenzione, l’informazione ed il supporto al paziente, oltre a a l’ottimizzazione dei servizi di assistenza , nel nostro paese, c’è ancora molto da fare.

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