FOBIA SOCIALE: LA PAURA DI PARLARE IN PUBBLICO E NON SOLO

Estratto dall’e-book L’ansia patologica: manifestazioni cliniche e tecniche di gestione scaricabile gratuitamente in fondo alla pagina consulenze https://www.medicinaxtutti.it/consulenze/

La fobia sociale, detta anche disturbo d’ansia sociale, è caratterizzata da ansia molto intesa che riguarda una o più situazioni sociali ben definite dove si può essere osservati dagli altri.

Chi soffre di questo disturbo mostra reazioni psicologiche intense collegate ad alcuni contesti sociali, nei quali il soggetto ha paura di essere giudicato in modo negativo. L’ansia porta ad evitare luoghi e situazioni che potrebbero attivare i sintomi. La persona riduce sempre di più la vita sociale.

Parlare in pubblico è la più diffusa fobia sociale, ma qualsiasi situazione sociale può diventare fobica. Spesso l’ansia si presenta in modi anche molto differenti tra loro e volte s’innesca con ampio anticipo  prima di un evento sociale temuto. Oppure può presentarsi in modo più intenso, ma meno duraturo nel tempo, fino a prendere la forma di un attacco di panico collegato alla situazione sociale temuta. L’ansia posticipata consiste invece nella valutazione, quasi sempre negativa, che la persona si dà al termine della prestazione. In genere la persona con fobia sociale tende, subito dopo un evento o il contatto con  le persone di cui teme il giudizio, a ruminare e “selezionare” gli aspetti negativi della prestazione. Questa focalizzazione selettiva comporta l’attribuzione di un giudizio negativo che, inevitabilmente, viene generalizzato, per interferenza arbitraria, anche dall’interlocutore. Queste valutazioni negative possono comportare giudizi di inadeguatezza che confermano il timore e l’ansia nei rapporti sociali

                                (Il modello cognitivo della Fobia Sociale di Clark e Wells)

L’epidemiologia e la sintomatologia

La fobia sociale è  abbastanza diffusa. Si stima che circa il 10-12% delle persone vivano, in un momento della loro vita, i sintomi di questo disturbo. Spesso l’ansia sociale si presenta in comorbidità con altri disturbi psichiatrici. La maggior parte di chi ne soffre presenta anche un altro disturbo d’ansia o di un disturbo depressivo, inoltre la fobia sociale può manifestarsi in presenza di disturbo ossessivo compulsivo, disturbo evitante di personalità e sindrome di Asperger.

Questa fobia colpisce prevalentemente le donne (circa 60% dei casi ) si sviluppa nella maggior parte dei casi nella tarda adolescenza o nella prima età adulta ma è anche tra i disturbi d’ansia che possono interessare i soggetti in età pediatrica. Chi ne è affetto teme di mostrare in pubblico i segni dell’ansia: divenire rossi in volto, tremare, balbettare, sudare, avere batticuore, oppure rimanere in silenzio senza riuscire a parlare.  Accade spesso che chi sperimenta ansia sociale, quando non si trova nella situazione temuta, riconosca come irragionevole la propria paura e tenda, conseguentemente, ad auto accusarsi e rimproverarsi per non riuscire a fare cose che tutti fanno.

I sintomi della fobia sociale legati all’ansia maggiormente percepiti sono: palpitazioni (79%), tremori (75%), sudorazione (74%), tensione muscolare (64%), nausea (63%), secchezza delle fauci (61%), vampate di calore (57%), arrossamenti (51%), mal di testa (46%).

L’intensità e la gravità dei sintomi possono  essere particolarmente invalidanti e limitare la libertà e l’autonomia dell’individuo. Nascondendosi dalla società, il sociofobico, si allontana da quel processo che lo porta a sentirsi continuamente sotto esame, questo gli permette di raggiungere una sensazione di protezione assoluta, ma lo porta a rinunciare ai rapporti sentimentali, lavorativi e di amicizia. Questi possono essere sostituiti con un palliativo, spesso trovato nel mondo virtuale. L’illusione di creare una seconda life attraverso i social network non risolve il problema: la barriera dello schermo permette di instaurare rapporti con una sicurezza del tutto inedita rispetto alla vita reale, sviluppando un’immagine di sé non vincolata ai propri limiti.  Tuttavia questo comportamento, rinforza l’idea che è bene evitare i rapporti reali e finisce per ingigantire le difficoltà di chi soffre di ansia sociale.

I tassi di occupazione, il livello socio-economico e le relazioni sociali in questa tipologia di pazienti sono significativamente più bassi rispetto alla media.

Il DSM 5 ( Manuale Diagnostico Statistico dell’associazione Psichiatrica Americana) indica una serie di requisiti e sintomi la cui presenza permette di fare diagnosi di fobia sociale.  Inoltre definisce due tipologie d’ansia sociale. Se i sintomi si presentano solo quando un soggetto deve effettuare una performance pubblica allora si parla di “disturbo d’ansia sociale correlato alle performance” , in genere questo disturbo può essere diagnosticato in musicisti, ballerini atleti ecc. Nei casi in cui il disturbo si presenti anche in altri contesti sociali allora si utilizza la denominazione di “disturbo d’ansia sociale”.

Le cause

Secondo la letteratura scientifica, alla base dell’eziopatogenesi della fobia sociale vi è una combinazione di fattori genetico-biologici ed esperenziali-psicologici, che possono costituire fattori di rischio riguardo l’insorgenza ed il mantenimento della patologia. Per quanto riguarda i fattori di rischio biologici, vi sarebbe una tendenza ad avere più facilmente reazioni ansiose, collegata ad una maggiore reattività del sistema limbico. Per ciò che concerne i fattori genetici è stata riscontrata una familiarità per lo sviluppo della fobia sociale: rispetto al resto della popolazione, in effetti la probabilità di sviluppare fobia sociale è maggiore nei parenti stretti di chi ne soffre.  Tra i vari fattori di rischio vi è poi la presenza di alcune caratteristiche di personalità, sul cui sviluppo incidono, ancora una volta, fattori sia genetici, sia ambientali sia educativi. Le caratteristiche di personalità maggiormente rappresentate  sono: sensibilità alle critiche, alle opinioni degli altri ed al rifiuto, tendenza ad avere reazioni emotive, facili preoccupazioni, sensazione di essere deboli, difficoltà ad essere assertivi, bassa autostima e sensazione di inferiorità.  Prendendo in esame i fattori psicologici si può dire che  sono tre le teorie psicologiche riguardo l’origine della fobia sociale: il condizionamento diretto, l’apprendimento osservativo e il trasferimento dell’informazione.

Per quel che riguarda il condizionamento diretto, numerosi studi confermano che la risposta di paura è spesso il frutto di esperienze negative o traumatiche.  Non è necessario che il condizionamento si verifichi come il risultato di un singolo evento traumatico, ma anche una serie di piccoli episodi condizionanti si possono combinare per generare una risposta ansiosa.

L’apprendimento osservativo fa riferimento al fatto che il guardare un’altra persona subire l’evento traumatico può portare alla comparsa di una fobia sociale in chi osserva. Albert Bandura sostine che questo tipo di apprendimento favorisca l’acquisizione di repertori comportamentali e cognitivi, ovvero si apprendono molti comportamenti guardando ciò che gli altri fanno e ciò che succede loro dopo. La forma meno studiata è il trasferimento dell’informazione. Tuttavia studi recenti sulla comunicazione verbale e non verbale dei genitori verso  i figli indicano che si può supporre che genitori timidi con espressioni di angoscia circa il giudizio degli altri trasferiscano ansia e paura attraverso la comunicazione ai loro figli.

Tra i fattori ambientali si considerano le esperienze in cui la persona si è sentita umiliata o derisa ed elevati livelli di stress legati ad importanti cambiamenti di vita. Anche l’educazione ricevuta in famiglia può contribuire negativamente rafforzando le paure sociali.

Il trattamento

Per quanto concerne il trattamento di questo disturbo d’ansia la farmacoterapia è spesso usata per creare le condizioni favorevoli per un intervento psicoterapeutico. In genere il solo trattamento farmacologico non risulta efficace, in quanto quando viene interrotta la terapia, la sintomatologia si ripresenta. I farmaci, infatti, in tempi relativamente brevi riducono l’intensità dei sintomi che caratterizzano il disturbo, ma non risolvono le cause. La cura farmacologica della fobia sociale si basa fondamentalmente su due classi di farmarci: benzodiazepine e antidepressivi.

Tra gli antidepressivi triciclici, solitamente la molecola più usata è l’impramina. Tra gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina vengono utilizzate nella fobia sociale le seguenti molecole: fluvoxamina, fluoxetina sertalina e paroxetina.

Negli ultimi anni sono state effettuate diverse ricerche sull’efficacia delle psicoterapie per il trattamento della fobia sociale. Dagli studi emerge che le terapie che risultano efficaci sono la terapia comportamentale, i gruppi Social Skill Training e la terapia cognitivocomportamentale.

La terapia comportamentale è un trattamento incentrato sulla tecnica dell’esposizione graduale, che consiste nell’esporre gradatamente il paziente alla situazione temuta affinchè possa ridurre l’ansia ed acquisire un senso di efficacia nella gestione delle situazioni sociali.

Il social skinn traning, o treaning per le abilità sociali, è un trattamento di gruppo finalizzato allo sviluppo e all’incremento delle competenze sociali e all’acquisizioni di modalità personali per affrontare le situazioni interpersonali temute. In un ambiente “protetto” , il paziente può riuscire a modificare la rappresentazione di sé sperimentando rapporti sociali con gli altri membri del gruppo e utilizzando i feed back sul proprio comportamento.

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