INVECCHIAMENTO : UN’EMERGENZA MEDICO-SOCIALE DA AFFRONTARE

Ebook: L’invecchiamento attivo ed il cervello (fondazione Dana)

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Negli ultimi cento anni  l’aspettativa di vita si è notevolmente allungata , nei paesi occidentali, si è passati dal vivere circa 50 anni al vivere  oltre gli 80 anni. Questo ha generato la così detta age-related neurological disease and dysfunction un’ emergenza medico-sociale legata all’aumento della comparsa di malattie neurodegenerative . Numerosi sono gli studi scientifici sull’invecchiamento, tuttavia i processi della senescenza sono ancora in parte sconosciuti.

L’invecchiamento è un fenomeno complesso e non limitato  semplicemente all’età cronologica.  L’inizio dell’invecchiamento biologico nell’uomo coincide con la fine della fase dell’accrescimento. E’un fenomeno universale con effetti in tutti gli organismi di ogni specie vivente consistenti in un deterioramento morfofunzionale di cellule, organi e apparati, con alterazioni dell’omeostasi e aumento del rischio di malattia. Esistono diversi fattori di ordine organico, sociale e psicologico, che concorrono al processo d’invecchiamento sia fisiologico che patologico.

Per quel che riguarda i fattori biologici, sono molti i meccanismi biochimici alla base dell’invecchiamento, tra questi i processi ossidativi che alterano le macromolecole organiche e una serie di modificazioni di DNA, RNA e proteine che nel corso degli anni si accumulano nelle cellule.

Meccanismi dell’accumulo di danno ossidativo durante l’invecchiamento. Le specie reattive dell’ossigeno quali l’anione superossido (O2·-), il perossido di idrogeno (H2O2) e il nitrossido (NO·) sono generati in diverse sedi all’interno delle cellule (mitocondri, perossisomi, reticolo ecc.) e, se non sono neutralizzati dalle difese antiossidanti, generano una costellazione secondaria di molecole altamente reattive che possono ossidare importanti costituenti macromolecolari. Alcuni di questi possono essere riparati o riconosciuti e rimossi per degradazione, ma altri sfuggono agli interventi riparativi e possono accumularsi contribuendo all’invecchiamento cellulare (Da: Weindruch R, et al., 1997; modificata).

Attualmente anche i meccanismi ed i fattori dell’ infiammazione sono ritenuti importanti nell’influenzare e accelerare il processo d’invecchiamento cellulare. Esiste un termine specifico per riferirsi a quella forma d’ infiammazione cronica di basso grado, non associata a infezioni, che si sviluppa proprio durante l’invecchiamento: inflammaging. L’inflammaging è scatenato principalmente da segnali endogeni, come la presenza di detriti derivanti dalla morte delle cellule o di proteine ossidate o dalla conformazione anomala, che hanno come effetto l’attivazione cronica del sistema immunitario. I fattori che possono contribuire alla sua comparsa (danni alle macromolecole dell’organismo, metabolismo, epigenetica, stress, equilibrio delle proteine e attività delle cellule staminali) sono interconnessi fra di loro e formano un’intricata rete di elementi in grado di influenzarsi reciprocamente, rete al centro della quale è presente proprio l’infiammazione. Il livello di infiammazione aumenta progressivamente in un arco di tempo che può variare da anni a decenni, a seconda delle caratteristiche genetiche e anatomiche, della storia immunologica e dello stile di vita di ciascun individuo. Tutti gli stimoli che promuovo l’inflammaging convergono su un numero limitato di molecole che attivando l’immunità innata scatenano l’infiammazione e una risposta a livello metabolico.

Fra i fattori ambientali che incidono negativamente sui processi di invecchiamento cerebrale, lo stress è senz’altro uno dei più studiati. L’esposizione ad eventi stressanti, fisici e psico-sociali, induce nell’organismo una riposta allostatica, che si realizza tramite l’azione simultanea di vari di ormoni (cortisolo, adrenalina) e  di altri mediatori (neurotrasmettitori e fattori immunitari, quali le citochine infiammatorie)  che è necessaria per  porre  l’organismo nelle condizioni psico-fisiche migliori per affrontare le difficoltà, attuali o potenziali, che l’ambiente continuamente gli pone. Lo stress, pertanto, è una risposta adattativa, vitale per l’organismo. Tuttavia, se la risposta allostatica viene mantenuta più a lungo del necessario, o viene attivata cronicamente, possono comparire effetti dannosi per l’organismo quali immunodepressione, degenerazione neuronale, disfunzioni metaboliche e cardiovascolari. In quest’ottica, il carico allostatico può essere considerato il fondamento fisiopatologico che spiega come lo stress cronico possa rappresentare un importante fattore di rischio alla base del deterioramento cerebrale che si verifica durante l’invecchiamento.

L’invecchiamento cerebrale consiste in una serie di alterazioni che si possono così sintetizzare:

  • diminuzione irreversibile del numero dei neuroni
  • rallentamento progressivo nella produzione di neurotrasmettitori
  • funzionamento sempre meno efficace dei meccanismi di regolazione omeostatica
  • aumento progressivo delle cellule gliali che si sostituiscono ai neuroni
  • comparsa di “placche” dette senili perché ritenute esclusive dell’età avanzata
  • riduzione del metabolismo e del flusso cerebrale

Queste alterazioni corrispondono sul piano sintomatologico ad un decadimento cognitivo caratterizato da deficit della memoria, difficoltà nell’apprendere nuove informazioni e calo di prestazione nell’elaborare più attività contemporaneamente.

Nella maggior parte dei casi la senescenza si accompagna al declino di una serie di abilità funzionali, cognitive e comportamentali, tuttavia l’invecchiamento cognitivo presenta una grande variabilità interindivuduale, rispetto ai cambiamenti, dipendenti dall’età, a livello chimico, strutturale e funzionale del cervello. Questa variabilità è legata non solo a fattori biologici ma anche a componenti ambientali e culturali, come afferma Vittorino Andreoli (15 aprile 2015, Incontro con gli assistenti sociali): ‘’la vecchiaia è espressione di una biologia in un ambiente, inteso come un intreccio di interazioni psicologiche, politiche, sociali, culturali’’.

A partire dagli anni cinquanta, l’invecchiamento  comincia ad essere  definito come una fase della vita dell’individuo caratterizzata da un certo grado di distacco dagli impegni tipici dell’età adulta e dalla conseguente diminuzione degli obiettivi e scopi di vita. Successivamente viene introdotto il concettodi Active ageing, o invecchiamento attivo. Contribuiscono al processo di invecchiamento attivo alcuni fattori individuali come lo stile di vita, la resilienza e la rete sociale. La letteratura si è focalizzata principalmente proprio sull’incidenza di tali fattori individuali. Attualmente vengono riconosciuti  una serie di determinanti che possono contribuire allo sviluppo di un processo di invecchiamento attivo e che sono relativi all’ ambiente fisico e sociale, alla salute e ai sistemi di servizio sociale. Quando gli individui sono più propensi ad attribuire i sintomi della malattia al processo di invecchiamento, è meno probabile che pongano attenzione alla prevenzione, alla diagnosi precoce ed ai servizi di trattamento adeguati. La cultura è un elemento chiave anche rispetto allo sviluppo delle relazioni inter-generazionali che sono un fattore positivo nel processo di invecchiamento attivo. Nel concetto di invecchiamento attivo l’attenzione si è spostata dalle necessità ad un approccio basato sui diritti. Le persone hanno diritto ad una soddisfacente qualità della vita durante tutto il corso della loro vita, compreso il periodo dell’invecchiamento. Ciò richiede un coinvolgimento in prima persona del soggetto stesso e la necessità di tenere in considerazione una serie di contesti diversi tra cui quelli familiari, amicali e di vicinato.

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