IL DISTURBO DA STRESS POST-TRAUMATICO LEGATO ALLA PANDEMIA COVID-19: GLI EFFETTI DELLA SOVRAESPOSIZIONE MEDIATICA E DELLE FAKE NEWS

 

La pandemia da Covid -19 ha fatto crescere il disagio mentale in tutto il mondo. Dopo il lockdown è aumentato concretamente il rischio della comparsa nella popolazione di sintomi da stress post-traumatico. Tra i vari fattori che hanno generato ansia e preoccupazione nei cittadini ci sono anche la sovraesposizione mediatica e le notizie contraddittorie diffuse da vari mezzi d’informazione.

In un editoriale pubblicato l’11 maggio 2020 sulla rivista World Psichiatry, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanon Ghebreyesus ha sottolineato come la pandemia da coronavirus abbia fatto crescere in modo significativo, in tutto il mondo, il disagio mentale. Ha inoltre affermato che esiste il rischio che si verifichi un’ondata senza precedenti di disturbi da stress post-traumatico (PDST) (Di Cugno, 2020).

Secondo un’indagine condotta in Italia dall’istituto Mario Negri, lo stress, che la pandemia da Covid-19 ha generato nella popolazione, è principalmente legato alla preoccupazione per la propria salute, alla percezione di non poter proteggere se stessi e i propri cari, all’isolamento sociale, imposto dal confinamento, e ai timori legati all’immobilismo dell’economia. I risultati dell’indagine, pubblicati a giugno 2020, indicano che per un italiano su due il lockdown è stato un trauma.

Terminato il periodo di isolamento il rischio è che si assista ad un aumento d’incidenza nella popolazione di sintomi quali:  ansia, disturbi del sonno, ricordi ricorrenti del trauma, somatizzazioni e depressione tipici del disturbo da stress post traumatico. Un disturbo che non si realizza, dal punto di vista clinico, contestualmente al trauma ma necessita di tempo per costruirsi. Si tratta di una patologia che si basa sulla memoria e perciò i suoi effetti possono manifestarsi successivamente al vissuto traumatico (Occhi S., Albiol LM, Cicognani E.,2007; Castrucci, 2020).

La comunicazione mediatica ed il disturbo da stress post-traumatico

Un ulteriore motivo di stress è rappresentato da una ripetuta esposizione mediatica alle notizie sull’epidemia virale.

Le informazioni veicolate dai media, sugli eventi legati alla pandemia, possono causare un aumento dell’ansia, generare maggiori risposte allo stress e comportare la messa in atto di richieste di aiuto e strategie per la protezione della propria salute incongrue (Grafin DR et al. 2020). Da uno studio pubblicato su Sciece Advances emerge che chi sviluppa sintomi da stress, per sovraesposizione mediatica, cerca di alleviare lo stress seguendo attentamente tutte le informazioni che riguardano l’evento traumaticostesso. S’innesca così un circolo vizioso che porta ad un peggioramento del disturbo (Thompson RR, Jonsen NM et al. 2019).

Il problema strategico della comunicazione, in particolare nelle situazioni emergenziali, non consiste tanto nel far giungere un messaggio quanto nel garantire che il messaggio sappia attivare le associazioni volute dall’emittente nel ricevente. S’intende con “rumore”, quando si parla di comunicazione, tutto quanto crea disturbo alla comunicazione stessa, questo può essere di natura ambientale o interno ai partecipanti alla comunicazione. Il rumore interno a chi riceve, analogamente a quello interno a chi comunica, dipende dalla situazione emotiva, dallo stress psico-fisico e dalla mappa mentale e culturale soggettiva. A questo si aggiunge l’intenzionalità della persona che comunica. Tutto ciò spiega perché arrivare ad una comunicazione trasparente è piuttosto complesso (Anolli 2020).

Durante la pandemia la comunicazione non è stata cristallina per la presenza di numerose fake news. Tanto che, per cercare di arginare questo fenomeno, i centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), l’OMS ed altre organizzazioni sanitarie hanno pubblicato, su una serie di piattaforme, le linee guida sui corretti comportamenti da tenere, per proteggersi dall’infezione virale e i consigli su come fronteggiare lo stress (Ministero dell Salute, 2020).

Tuttavia non c’è ancora completa conoscenza di come queste piattaforme possano essere sfruttare al meglio per supportare in modo ottimale la risposta alle emergenze e la capacità della popolazione a far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici (Merchant RM, Laurie N.2020).

Il timore che l’incidenza di disturbi ansioso-depressivi possa aumentare significativamente rispetto ai periodi pre-pandemici ha già trovato riscontro in vari lavori scientifici (Ettman CK., AbdallaAm., Cohen Gh et al. 2020).

Per contenere gli effetti dello stress è importante attuare interventi di prevenzione, in altri termini si tratta di mettere in campo risoluzioni, su soggetti che hanno subito un trauma, prima che si instauri il disturbo vero e proprio (Occhi S., Albiol LM., Cicognani E., 2007).

Vista l’influenza che l’amplificazione mediatica e le fake news hanno nell’esporre la popolazione al disturbo da stress post-traumatico, tutte le iniziative messe in atto per ridurre tali fenomeni e per fornire ai cittadini una corretta informazione possono essere considerate strategie preventive. Occorre poi dare assistenza a quanti hanno sviluppato un PDST, con interventi terapeutici che prevedono strategie psicoterapiche e psicofarmacologiche (Foa EB et al. 2009).

Bibliografia

Pubblicato il 02-11-2020 su:

 

 

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