I TOSSICODIPENDENTI MA ANCHE I DIPENDENTI COMPORTAMENTALI HANNO UN PROBLEMA CON LA DOPAMINA

 

 

La dipendenza è una patologia multifattoriale, concorrono a determinarla  la predisposizione genetica, i fattori psicologici, quelli sociali e quelli  organici. Le recenti ricerche hanno chiarito quali sono i substrati biologici di questa patologia. Con il termine dipendenza patologica ci si riferisce ad una classe eterogenea di disturbi che coinvolgono l’individuo e la società a vari livelli: il soggetto è in gran parte fagocitato dall’oggetto della propria dipendenza e questo lo distoglie dai normali compiti quotidiani. Nell’ambito delle relazioni e della famiglia tende ad estraniarsi. L’impatto sociale di questi disturbi è legato, oltre che alla disgregazione familiare, anche al dissesto finanziario cui vanno incontro queste persone  ed alle azioni illecite che esse compiono pur di soddisfare la loro patologica ricerca di piacere. Va poi considerato all’aspetto assistenziale per i danni alla salute che questi disturbi procurano. 

In campo neurobiologico e psico-clinico negli ultimi anni si è assistito ad un fiorire di studi che tendono ad occuparsi delle dipendenze, dando ampio spazio alle così dette “dipendenze senza droghe” o dipendenze comportamentali. Gli studi in lingua inglese utilizzano, per indicare le dipendenze, due termini distinti dependance ed addiction: con il primo vengono indicate le dipendenze caratterizzate dall’uso di sostanze, mentre il secondo è riservato alle dipendenze che comportano la ricerca spasmodica di un oggetto o la ripetizione di un comportamento, senza il quale, la vita di un individuo diviene problematica o insostenibile.https://www.stateofmind.it/2020/05/automedicazione-new-addictions/

Le recenti ricerche di  neuroscienze dimostrano come in tutte queste entità patologiche, vecchie e nuove, ciascuna con una modalità di presentazione originale, vi sia una comune alterazione dei meccanismi celebrali che controllano la gratificazione.

Analogamente a quanto ben noto per le classiche sindromi assuefattive da sostanze psicoattive, anche nelle addiction sono chiaramente osservabili veri e propri fenomeni d’intenso ed irrefrenabile desiderio di  ripetere un comportamento (craving), di tolleranza e di astinenza.

I meccanismi neurobiologici delle dipendenze

Pulsioni primarie, come cibo e sesso, ma anche  comportamenti come gioco d’azzardo, shopping compulsivo, iperlavoro o utilizzo estremo della tecnologia,   rappresentano “esperienze” capaci di attivare i circuiti responsabili della gratificazione in modo analogo a quanto accade nella gratificazione indotta dal consumo di sostanze psicoattive. Tutte le droghe, anche se con meccanismi differenti, condividono la capacità di promuovere il rilascio di dopamina (DA) nei circuiti celebrali che mediano le gratificazioni naturali. Le ricerche biochimiche e di immaging hanno dimostrato che nelle dipendenze comportamentali, nonostante non vi sia  un’azione diretta sul Sistema Nervoso Centrale da parte di una sostanza, si realizzano delle modificazioni neurobiologiche che riguardano un alterato funzionamento del circuito dopaminergico mesolimbico. Sono state riscontrate la riduzione dei recettori dopaminergici di tipo D2, la presenza di anomalie corticali orbitofrontali e del cingolo ed  alterazioni dell’attività della leptina.

Il circuito neuronale mesocortolimbico della ricompensa  può essere così rappresentato:

(Generazione In-dipendete, meccanismi d’azione d’abuso delle sostanze)

Sono strutture di questo circuito: l’amigdala(amygdala), il nucleo accubens (NAc) , la corteccia pre frontale (PFC), il Nucleo Ventrale del Talamo (VTA) e l’Ippocampo (Hippocampus) L’amigdala ha un ruolo fondamentale nei comportamenti legati alla paura ed è importante per la memoria emozionale. Il nucleo accubens svolge un ruolo chiave nei comportamenti mediati da ricompensa e la corteccia pre frontale  regola  la salienza motivazionale complessiva e determina l’intensità della risposta comportamentale.  Le vie  neuronali che partono dal nucleo ventrale del talamo rilasciano dopamina in risposta ad eventi rilevanti dal punto di vista motivazionale.

In occasione di alcuni comportamenti fisiologici utili alla sopravvivenza (bere, mangiare, fare sesso) e in particolari esperienze sensoriali (ascoltare musica, vedere un tramonto ecc) il sistema mesocortolimbico rilascia dopamina. Il cervello, inoltre, produce, in queste occasioni, una grande quantità di sostanze endogene che stimolano il sistema mesolimbico: le endorfine (effetto simile alla morfina-eroina), l’anandamide (effetto simile alla marijuana) e l’acetilcolina (effetto simile alla nicotina).

La dopamina è fondamentale nel processo di apprendimento motivazionale. Grazie all’attivazione delle vie dopaminergiche uno stimolo, apparentemente non significativo, evoca risposte comportamentali motivate se associato costantemente ad una ricompensa. Un esempio è la vista di una siringa, che, chi è dipendente, associata all’assunzione di droga. In questa persona, la vista dell’oggetto,  innesca la ricerca della ricompensa.  Questa situazione provoca un aumento del rilascio di dopamina a livello del nucleo accumbens. La maggior parte delle sostanze d’abuso, se somministrate con sistematicità negli animali da esperimento, provocano nel Nac un aumento del rilascio di dopamina. In particolare morfina, etanolo e nicotina stimolano i neuroni della VTA. Si ha un aumento di dopamina, nel circuito mesolimbico della ricompensa, anche in occasione di comportamenti che configurarono una dipendenza patologica senza sostanza.

Nella dipendenza da cibo, studi animali, evidenziano come roditori zucchero-dipendenti tendono ad aumentare la quantità di elemento assunto. Questi comportamenti riconducibili alla tolleranza, si hanno anche nei pazienti bulimici. Nello specifico i recettori coinvolti sono quelli  dopaminergici D2 del Nac. Lo zucchero è la molecola che più di altre ha dimostrato di determinare dipendenza: i roditori deprivati dello zucchero manifestano astinenza e successivamente craving. Inoltre si è osservata una sensibilizzazione crociata, con un passaggio dall’assunzione di zucchero a quella di anfetamine. Oltre all’importanza della dopamina nel rinforzare l’assunzione di cibi palatabili, va ricordato il contributo degli oppiodi endogeni (endorfine). L’aumento di endorfine si osserva solitamente nella fase di assunzione del cibo, ma anche in quella di purging, e considerando i due aspetti congiuntamente, è possibile ipotizzare un ruolo chiave di queste molecole nello sviluppo e nel mantenimento della bulimia. Nel comportamento alimentare assumo importanza particolare i centri ipotalamici, che ricevono ed integrano segnali provenienti dalle vie periferiche e coordinano i bisogni periferici metabolici e la ricerca di cibo. L’aumento dei livelli di insulina porterebbe ad una diminuzione del rilascio di dopamina, mentre la grelina, ormone oresizzante, ne determinerebbe un maggior rilascio, giocando un ruolo nel processo motivazionale di avvicinamento al cibo e del rinforzo, per effetto sul VTA.

Sempre dal punto di vista biologico, una certa predisposizione individuale sembra portare all’insorgenza della dipendenza. A livello del corpo striato, struttura nervosa sottocorticale, i poliabusatori hanno una ridotta disponibilità di recettori D2 per la dopamina.  Anche nelle dipendenze comportamentali le indagini di immaging (PET, SPECT, RM) hanno dimostrato come a livello striatale vi sia una riduzione dei recettori D2 per la dopamina, riduzione che presenta come conseguenza una maggiore sensibilità a stimoli gratificanti, e quindi maggiore vulnerabilità alla dipendenza. Una minore densità di recettori è stata inoltre riscontrata a livello orbito-frontale nei soggetti dipendenti, minore densità che si tradurrebbe in un minor controllo degli impulsi e in una maggiore sensibilità agli stimoli, inducendo il soggetto a ricercare in modo compulsivo l’oggetto della dipendenza.

Conclusioni

Alla dopamina è oggi riconosciuto il ruolo di neurotrasmettitore del piacere e della ricompensa. I neuroni del nucleo accumbens vengono stimolati da questa sostanza endogena così come le cellule della corteccia prefrontale e ciò permette di valutare e memorizzare il piacere e la ricompensa. L’abuso del sistema della ricompensa, che si verifica sia nelle tossicomanie sia nelle dipendenze comportamentali, determina una riduzione della quantità di dopamina che renderebbe i soggetti meno sensibili agli stimoli gratificanti ambientali e li porterebbe alla ricerca compulsiva di stimoli più forti in grado di appagarli. La “disregolazione omeostatica endonica” propone una visione parzialmente diversa e nuova, in cui la perdita dell’equilibrio omeostatico endonico può dipendere non soltanto da fattori esogeni (i fattori stressanti) ma anche o prevalentemente da fattori endogeni.

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