L’OSTEOPATIA E’ UNA MEDICINA OLISTICA IN ATTESA DI UN COMPLETO RICONOSCIMENTO

Book: IL RAGIONAMENTO CLINICO OSTEOPATICO a cura di C. Lunghi, F. Baroni, M. Alo’ https://www.medicinaxtutti.it/2020/05/03/2289/ post 124

Andrew Taylor Still, medico e chirurgo degli Stati Uniti d’America,  fondo’ la prima scuola di osteopatia indipendente nel 1892. Il termine osteopatia deriva dal greco antico: ὀστέον, ostéon, «osso» e πάθος, páthos, «sofferenza». La medicina osteopatica è una medicina complementare e alternativa. Possiede un  approccio olistico e si fonda sull’idea che la persona rappresenti un’unità funzionale dinamica, nella quale tutte le parti sono interconnesse. La diagnosi e il trattamento in osteopatia  si basano sul contatto manuale. Questa disciplina rispetta la relazione tra corpo, mente e spirito in condizioni di salute e di malattia. L’organismo possiede un’integrità strutturale e funzionale  e una tendenza intrinseca  all’autoguarigione. L’osteopatia si è evoluta negli ultimi decenni, le evidenze scientifiche dei benefici del trattamento osteopatico sono sempre più numerose, ed è anche grazie a questo che le collaborazioni tra osteopati e figure mediche specialistiche sono in continuo aumento.

Principi e modelli in osteopata

Gli osteopati utilizzando una vasta serie di tecniche manuali terapeutiche,  per migliorare la funzionalità fisiologica e per sostenere l’equilibrio che viene alterato dalle disfunzioni somatiche. L’osteopatia poggia su dei precisi principi di trattamento e gestione del paziente:

  • l’essere umano rappresenta un’unità funzionale dinamica, il cui stato di salute è influenzato da corpo, mente e spirito;
  • l’organismo possiede dei meccanismi di autoregolazione e tende naturalmente verso l’autoguarigione;
  • struttura e funzione sono, nel corpo umano,  interconnesse a tutti i livelli. Per questo, gli osteopati   debbono conoscere ed integrare gli aspetti medico- scientifici quando applicano i principi osteopatici alla cura del paziente. Secondo la medicina osteopatica  i segni ed i sintomi clinici derivano dell’interazione tra numerosi fattori fisici e non fisici. L’interrelazione dinamica tra tali fattori e il rapporto osteopata-paziente sono parte integrante del processo terapeutico.

Si tratta di una forma di assistenza sanitaria incentrata sul paziente piuttosto che sulla malattia. La diagnosi  e il trattamento manipolativo osteopatico sono delle componenti essenziali dell’osteopatia. Il trattamento manipolativo osteopatico è stato sviluppato come strumento per facilitare i meccanismi fisiologici di autoregolazione e autoguarigione presenti nell’organismo agendo sulle zone di tensione tessutale (strain), stress o disfunzione che possano ostacolare i fisiologici meccanismi neurali, vascolari e biochimici.  L’osteopatia non si limita alla diagnosi e al trattamento di disturbi muscoloscheletrici ma considera il  modo in cui la biomeccanica del sistema muscoloscheletrico si integra con la fisiologia dell’intero organismo e la sostiene.

Questa disciplina offre una vasta gamma di approcci per mantenere lo stato di salute e per gestire la malattia. Il trattamento manipolativo osteopatico utilizza molteplici tecniche manipolative. Sono cinque i principali modelli  di relazione struttura-funzione, che guidano l’approccio dell’osteopata alla diagnosi e al trattamento. Tali modelli di solito  utilizzano  l’interpretazione della rilevanza di una disfunzione somatica nell’ambito delle informazioni cliniche oggettive e soggettive.

I cinque modelli vengono così riportati nel benchmark  dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la formazione in osteopatia:

1) Il modello di struttura-funzione biomeccanico

Il modello biomeccanico considera l’organismo come un’integrazione di componenti somatiche che sono correlate come un meccanismo per la postura e l’equilibrio. Eventuali sollecitazioni o squilibri all’interno di tale meccanismo possono compromettere la funzionalità dinamica, aumentare il dispendio di energia, alterare la propriocezione (il senso di posizione relativa di un soggetto e il movimento di parti del corpo attigue), modificare strutture articolari, impedire la funzionalità neurovascolare e alterare il metabolismo . Questo modello applica approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, che consentono di ripristinare postura, equilibrio e un uso efficiente delle componenti muscoloscheletriche.

2) Il modello di struttura-funzione respiratorio / circolatorio

Il modello respiratorio / circolatorio si occupa del mantenimento degli ambienti extracellulari e intracellulari attraverso il rifornimento senza ostacoli di ossigeno e di sostanze nutritive, nonché la rimozione di prodotti di scarto cellulari. Stress tessutali o altri fattori, che interferiscano con il flusso o la circolazione di qualsiasi liquido corporeo, possono compromettere la salute dei tessuti . Questo modello applica approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, per affrontare disfunzioni a livello di meccanica respiratoria, circolazione e flusso di liquidi corporei.

3) Il modello di struttura-funzione neurologico

Il modello neurologico considera l’influenza di facilitazione spinale, funzione propriocettiva, sistema nervoso autonomico e attività dei nocicettori (fibre dolorifiche) sulla funzionalità del sistema immunitario neuroendocrino. Di particolare importanza risulta essere la relazione tra sistemi somatico e viscerale (autonomico). Questo modello applica approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, per ridurre le sollecitazioni meccaniche, equilibrare gli input neurali e ridurre o eliminare gli impulsi nocicettivi.

4) Il modello di struttura-funzione biopsicosociale

Il modello biopsicosociale riconosce le varie reazioni e i vari stress psicologici che possono influenzare la salute e il benessere dei pazienti. Essi comprendono fattori ambientali, socioeconomici, culturali, fisiologici e psicologici che a loro volta influenzano la malattia. Questo modello applica approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, per affrontare gli effetti e le reazioni derivanti da vari stress biopsicosociali.

5) Il modello di struttura-funzione bioenergetico

Il modello bioenergetico riconosce che l’organismo cerca di mantenere un equilibrio tra produzione, distribuzione e dispendio di energia. Mantenere tale equilibrio aiuta il corpo ad adattarsi meglio a vari fattori stressors (immunologici, nutrizionali, psicologici, ecc.). Questo modello applica approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, per affrontare fattori potenzialmente in grado di alterare la produzione, la distribuzione o il dispendio di energia .

Indicazioni e limiti dell’osteopatia

I disturbi su cui l’osteopatia può agire interessano l’apparato neuro-muscolo-scheletrico, cranio-sacrale e viscerale. Oltre ad essere un valido contributo e supporto nella cura di molte patologie, l’osteopatia è efficace anche nella prevenzione e nel mantenimento dello stato di salute.

Risultati clinici importanti  hanno spinto la ricerca ad approfondire  le ricerche sull’ osteopatia , oltre che nei soggetti adulti,  in ambito  pediatrico e neonatale.

I trattamenti osteopatici presentano ottimi risultati in età neonatale per vari disturbi, come:

  • plagiocefalia posizionale
  • reflusso gastro esofageo
  • rigurgito
  • coliche infantili
  • otiti ricorrenti.

L’osteopatia è di supporto anche in tutte le situazioni che fanno riferimento alle problematiche tipiche dei primi anni di vita come otiti ricorrenti, problematiche respiratorie, o posturali relative alla crescita.

Riguardo ai numerosi cambiamenti che avvengono, nell’organismo della donna, durante la gravidanza, il parto e il periodo post-parto l’osteopata  può aiutare a prevenire eventuali dolori e problemi nella futura mamma, facilitando anche la gestione del periodo post parto. Inoltre, mamma e bambino possono trarre benefici dal trattamento osteopatico fin dai primi giorni dopo il parto.

L’osteopatia può essere utile in gravidanza quando si presentano sintomi come:

  • mal di testa
  • mal di schiena
  • problemi circolatori
  • reflusso gastrico
  • problemi intestinali
  • tunnel carpale

Il campo d’azione dell’osteopatia esclude tutte le lesioni anatomiche gravi, ma anche tutte le urgenze mediche. Gli studi scientifici effettuati sull’efficacia della valutazione manuale, sopratutto in osteopatia e chiropratica indicano che diversi operatori hanno diverse opinioni sullo stesso paziente.bPer questo l’osteopatia deve essere assolutamente una medicina complementare che si integra con la medicina tradizionale, in particolar modo, per quanto concerne gli aspetti diagnostici delle patologie.

Riconoscimento dell’osteopatia in Italia e formazione dell’osteopata

L’osteopatia in Italia è stata riconosciuta come professione sanitaria dalla legge n. 3 dell’11 gennaio 2018 entrata in vigore il 15 febbraio. Un iter di riconoscimento articolato e con molti nodi da sciogliere, attualmente ancora in evoluzione. In particolare, come previsto dalla stessa legge  per l’istituzione di nuove professioni sanitarie si prevedono diversi passaggi: accordo Stato Regioni per individuazione titolo professionale, ambito di attività, criteri di valutazione dell’esperienza professionale e criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti, due pareri del Consiglio superiore di sanità (uno alla Stato Regioni e uno ai ministero della’Università e della Salute) e successivo decreto Miur-Salute per istituzione dei Corsi di Laurea e del relativo ordinamento didattico. I tempi per ottemperare a queste scadenze sono ampiamente scaduti (l’accordo in Stato Regioni che doveva dare il via all’iter avrebbe dovuto essere sancito entro metà maggio del 2018) e così gli Osteopati (e con loro i Chiropratici) si trovano di fatto in una situazione di stallo, un vero e proprio “limbo” come  ha  dichiarato a Quotidiano Sanità il 28 gennaio 2020 la presidente del Registro osteopati italiani (ROI) Paola Sciomachen http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=80658.

In Italia attualmente operano 12mila osteopati e praticano tecniche osteopatiche 4000 medici e 6.00 fisioterapisti. Il mancato compimento dell’iter di legge non comporta in  che in Italia sia illegale esercitare la professione di Osteopata. L’osteopata  può svolgere la propria attività come libero professionista. Lo Statuto delle professioni non regolamentate è entrato in vigore il 10 febbraio 2013, e in maniera definitiva, poi, con la legge n. 4 del 14 gennaio 2013.  Introduce il principio del libero esercizio della professione fondato sull’autonomia, sulle competenze e sull’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica del professionista. I professionisti possono costituire associazioni professionali (con natura privatistica, fondate su base volontaria e senza alcun vincolo di rappresentanza esclusiva) con il fine di valorizzare le competenze degli associati, diffondere tra essi il rispetto di regole deontologiche, favorendo la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole sulla concorrenza. Le associazioni così costituite agiscono in piena indipendenza e imparzialità, con funzioni di promozione e qualificazione delle attività professionali che rappresentano, nonché di divulgazione delle informazioni e delle conoscenze ad esse connesse e di rappresentanza delle istanze comuni nelle sedi politiche ed istituzionali. Tutto ciò, unitamente alla NORMA UNI derivante dalla legge stessa.
Con la NORMA UNI si prospetta un alto profilo di professionalità dell’osteopata, per il quale si pone quindi la questione della certificazione, non come obbligo di legge, ma come ulteriore certificazione delle proprie competenze. E’ possibile frequentare corsi di osteopatia dopo il diploma di scuola superiore per la durata di cinque anni o successivamente al conseguimento di una laurea in professioni sanitarie per la durata di tre anni. Nessuno di questi corsi è attualmente erogato dalle Università pubbliche italiane. Ad oggi, in Italia, esiste un solo organismo autorizzato all’accreditamento di enti certificatori (Accredia).  L’intento dell’Associazione Professionale degli osteopati, in questa fase iniziale di chiarimento del ruolo e dell’efficacia di una certificazione da parte di un ente terzo, è quello di porsi come garante della preparazione e professionalità dei propri associati, stabilendo requisiti formativi, deontologici e professionali adeguati a garantire un elevato standard nel servizio.

 

 

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